La chimica analitica è essenziale nella ricerca clinica grazie alla sua capacità di rilevare biomarcatori con precisione e sensibilità, facilitando la diagnosi precoce e il monitoraggio dell’efficacia dei trattamenti, migliorando così i risultati per i pazienti. Un articolo divulgativo pubblicato sulla rivista The Pathologist approfondisce questi aspetti, esplorando come le nuove tecnologie diagnostiche possano migliorare la nostra qualità di vita. Le recenti innovazioni nel campo dei biosensori, come la tecnologia SiMoT (Single-Molecule with a Large Transistor) e i sistemi CRISPR/Cas, consentono rilevamenti ultrasensibili e specifici per la diagnosi di diverse malattie, inclusi SARS-CoV-2 e vari tipi di tumore. La tecnologia SiMoT, in particolare, mostra livelli di prestazioni ideali per test rapidi e affidabili in contesti di point-of-care, persino in ambienti con risorse limitate. Queste tecnologie emergenti dimostrano l’importanza della collaborazione multidisciplinare nello sviluppo di dispositivi diagnostici avanzati, economici e utilizzabili anche da personale non specializzato, con l’obiettivo di realizzare un sistema sanitario futuro più accessibile e orientato alla prevenzione piuttosto che alla sola cura.
Autore: Luisa Torsi è Professoressa di Chimica Analitica presso l’Università di Bari e Presidente del Centro Regionale per il Dosaggio Digitale a Singola Molecola in Italia. La sua ricerca si concentra sulle tecnologie pionieristiche in chimica analitica, in particolare nel rilevamento di singole molecole e nei biosensori, contribuendo in modo significativo all’innovazione nella diagnostica clinica e nella ricerca.
Link all’articolo completo in lingua inglese: https://thepathologist.com/inside-the-lab/the-backbone-of-diagnostics